La pratica yoga dell’ insegnante

LO YOGA NELLE STAGIONI

La maggior parte delle persone che decidono di iscriversi ad una scuola per insegnanti yoga lo fa per approfondire un percorso personale.
Anche nel mio caso,come quello di molte altre. Poi accade che alcune amiche chiedono di volersi unire a qualche pratica. Tu intanto maturi la consapevolezza che condividere uno “strumento di benessere” diventa uno scopo ancora più alto e certamente più responsabile. Si crea un primo piccolo gruppo. Ti trovi ad attivare dei corsi settimanali.
E qui inizia il “bello”! Qui inizia anche la vera responsabilità verso te stessa.
Il rischio di tralasciare la propria pratica personale quotidiana è alto.
Hai famiglia, dei figli, magari un altro lavoro, genitori da accudire, classi yoga da preparare, intanto continui a studiare, utilizzi i social e altro per informare le persone, scrivi articoli, aggiorni il sito internet…e le ore in un giorno sono 24. E tralasci la tua pratica personale. E tu sei un essere umano.

Mi capita di dire che “mi piacerebbe fare un grande fratello di insegnanti yoga”, credo ne vedremmo delle belle e molti miti cadrebbero, perché questo accade con frequenza specialmente quando si è agli inizi della “carriera da insegnante” e quando si fa molto.

La questione si fa seria, se tralasci la tua pratica personale (che non è quella in cui magari provi una sequenza da proporre alle tue allieve) inevitabilmente le tue risorse si esauriranno esattamente dove ti sei fermata. L’offerta del tuo insegnamento si impoverirà o resterà limitata alla tua esperienza.

Alcune persone pensano che gli insegnanti di yoga facciano yoga tutto il giorno, praticando attivamente in ogni classe a cui insegnano. Questo è un malinteso.
Quando un insegnante conduce una classe yoga  non sta praticando yoga. Sta parlando e non può respirare con consapevolezza, è lì per guidare e osservare, non può ascoltare le proprie sensazioni, inoltre personalmente guido con la voce e molto meno dimostrando.

Diventa fondamentale non confondere l’insegnamento con lo sviluppo della pratica personale. La costante autoesplorazione consente di trasferire alle allieve una pratica autentica, può essere fonte di ispirazione da condividere durante le classi ed è esclusivamente pensata per te stessa come ponte per migliorarti e come conseguenza alimenta la ricchezza di contenuti che condividi.

Come gestire la pratica yoga personale?
È necessario tornare costantemente a ricordarsi “perché ho iniziato a praticare yoga?”. E “perché ho continuato?”. Ciò che sta alla base della tua ricerca personale è il carburante migliore che puoi utilizzare.
Poi c’è la componente della costanza, che naturalmente dona stabilità, mantenimento e progresso. Come in qualsiasi altra attività più è regolare e più porta a creare risultati migliori e duraturi nel tempo.
Proprio come ci si lava i denti, si mangia, si dorme, ecc…anche la pratica yoga personale dovrebbe trovare uno spazio fisso nelle tue giornate. Determina quando e quanto, includila come “un’attività” essenziale nelle tue 24 ore, non come l’ennesima cosa da spuntare nella lista di cose da fare, ma come un atto di amore e responsabilità verso te stessa. Da te parte ogni cosa saprai diffondere al di fuori. Fai attenzione a ciò che trasmetti di te, potrà essere un boomerang.

E qui l’ultima componente: “dare l’esempio”.
La nostra insegnante yoga insiste nel divulgare la filosofia di “rallentare” e poi notiamo che lei organizza un evento o una lezione dietro l’altra. Oppure suggerisce di staccare dal cellulare almeno un’ora prima di coricarsi a letto e poi ricevi le sue notifiche alle 2 del mattino.
Torno a ricordare che le insegnanti yoga sono esseri umani, pertanto fallibili. Anche un “errore” riconosciuto può diventare un insegnamento. Si sbaglia, si impara, si migliora.
Una “guida” dovrebbe mantenere la libertà di esprimere ciò che è davvero. Questo ti libera da un “ruolo”, ti rende più autentica e ti permette di ammettere le tue lacune. L’onestà verso te stessa ti consentirà di correggerti e migliorarti, cosa che difficilmente potresti fare nascondendoti dietro “una vetrina di cristallo”.
Dai l’esempio della tua autenticità con semplicità e trasparenza.
E non per ultimo, l’ispirazione migliore che puoi offrire è dimostrare il tuo percorso di miglioramento grazie al tuo passato, grazie ai tuoi errori.
Ricorda com’eri, come pensavi, cosa facevi, come parlavi prima di immergerti nell’esperienza dello yoga, senza rinnegare nulla. Forse con un po di vergogna, ma è ciò che ti rende autentica. Forse…è
grazie a ciò che eri se oggi sei qui.

Gli articoli che scrivo sono riflessioni che ho il piacere di condividere sul mio blog per chi vorrà leggerli e mi auguro che possano essere spunti di riflessione utili.

Se l’hai trovato interessante lascia un commento e condividilo.
Col sorriso:-)
Paola Castoldi @yogaharem 

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