I maestri nello yoga. L’omologazione. Il dubbio come stimolo.

LO YOGA NELLE STAGIONI

La storia dell’essere umano è piena di esempi di congregazioni, filoni, maestri, allievi, tanti alla ricerca di un luogo, una guida, un pensiero o una passione comune.
Amiamo condividere il nostro tempo con altre persone che seguono i nostri interessi o le nostre convinzioni. È appagante e costruttivo…purché questo lasci spazio alla nostra individualità.

Parlare allo stesso modo, vestire tutti uguali, indossare un simbolo che dimostra e afferma la nostra appartenenza ad un gruppo…confesso che la conformità in mi crea disagio.

Una guida dovrebbe appunto guidarti a realizzare il tuo potenziale, unico e differente da tutti gli altri, dovrebbe mostrarti il modo di comprendere cosa è meglio e più adatto per te, affinché tu stessa possa diventare “maestra di te stessa” (lo ripeterò finché avrò fiato).
Quando questo non accade inizi a sentirti “in colpa” o “diversa” o “sbagliata” per non aver seguito le indicazioni o per non essere sempre presente agli incontri. È il primo campanello d’allarme che suona a dirti che forse quella guida non sta pensando sinceramente a te ma sta solo portando avanti delle proprie convinzioni o addirittura colmando la sua fame di ego mascherato da “ti comprendo e voglio aiutarti”. Eppure sei tu a sentirti in difetto.

Nello yoga così come in moltissimi altri settori accade anche questo. Donne e uomini che si autoproclamano maestri, che danno la loro “benedizione” con un bacio sulla fronte, con un tocco al terzo occhio, incoronando con “rosari” o consegnando (a volte vendendo) oggetti che fungono da simboli di protezione, elargendo il concetto che partecipare con costanza e fede a tutti gli incontri proposti diventerai più velocemente come loro…in pace, in equilibrio, in benessere.

Oggi più che mai nascono “risolutori di vita” e questo accade probabilmente perché c’è terreno fertile. In un momento in cui sembra esserci un risveglio spirituale più spiccato di altri tempi, in cui il mondo intero sta vacillando tra guerre, violenze, prese di posizione, mancanza di principi…emergono ancora più “anime fragili e smarrite” alla ricerca di qualcosa che dia fermezza e senso alle proprie esistenze, alla ricerca di una promessa e di una via da seguire.

Allora diventa facile ai loro occhi trovare punti di riferimento come unici, giusti e incontrastabili, tanto da sentirsi “degni” di quella pace interiore solo seguendo la via dettata…da qualcun’altro…che poi è un essere umano come loro, dunque fallibile.

Non trovo nulla di sbagliato nel trovarsi in accordo con gli insegnamenti e le parole di una guida che offre spunti di riflessione o esempi da seguire, anzi trovare maestri nel proprio percorso è una vera benedizione e ringrazio i miei ogni giorno ad ogni pratica. Ma essi sono ovunque. Spesso ricevo gli insegnamenti più illuminanti dai miei figli, dai miei animali domestici, dai libri, dalla mia vicina di casa anziana, malvestita e che parla un “italiano” tutto suo, imparo molto anche da quelle persone che non stimo (cosa non fare e come non essere).
E questo l’ho maturato proprio grazie agli esempi delle mie maestre e dei miei genitori, i quali per primi non si considerano maestri in niente…ma lo sono più di quel che immaginano.

Mi piace confrontarmi con le mie amiche durante i nostri incontri yoga e al di fuori, stuzzicarle e stimolarle a dubitare di ciò che dico, a farsi domande, a ricercare modalità differenti, a non giudicare ciò che non si comprende (in questo articolo io stessa pur non volendo sto in un certo senso giudicando. E voilà! Pronti via un esempio calzante)…a continuare a pensare con la propria testa, ad ascoltare il proprio sentire ed affinare il proprio intuito. È quest’ultimo che ti “salverà” quando la fragilità e le emozioni prenderanno il sopravvento.

Sperimenta tu te stessa ciò che ti viene offerto e prosegui solo in ciò che trovi affine, utile e duraturo nel tempo. Ascolta se ha senso per te ed è conforme alle tue possibilità e moralità.

Personalmente indosso qualcosa di bianco quando pratico yoga e ho scritto anche un articolo sul perché lo faccio
https://www.yogaharem.it/index.php/2021/01/12/come-vestirsi-sul-tappetino-e-il-potere-del-colore-bianco/
ma sottolineo che ognuna dovrebbe indossare modelli e colori che ci facciano sentire a nostro agio, che ci rappresentino nella nostra unicità e non come parte di qualcosa o perché così è stato insegnato.
Diffido di questo tipo di omologazione che diventa un fattore psicologico a mio avviso inutile, distorto e snaturante. Possiamo stare insieme e condividere una strada insieme senza omologarci.

Una guida, un maestro, un esempio da seguire trova senso, utilità, stima e attenzioni quando ti stimola a sviluppare la tua unicità e ad essere il meglio di te, anche se questo potrebbe significare non essere affatto uguale a lui.

Un giorno al termine di un seminario di due giorni, una partecipante che per la prima volta conosceva me e le altre praticanti mi disse in modo davvero simpatico e sincero:
” Siete un bel gruppo, ognuna “sgangherata” a proprio modo e nel proprio essere, ma che insieme diventate una forza della natura!”

È così. È stato il commento verso il nostro gruppo che più ho apprezzato e amato.
“Siamo tutte diverse e non ci interessa affatto somigliarci, perché sappiamo che le nostre differenze fanno la nostra forza.”

Col sorriso:-)
Paola

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