COSA CAMBIA, COME SI CAMBIA, IL QUADERNO YOGA
Diversi sono gli approcci alla pratica yoga anche per le insegnanti, così come lo è il metodo per costruire e proporre un’ incontro (lezione), io preferisco chiamarlo così.
C’è chi si lascia ispirare dal momento e improvvisa, chi struttura la pratica scegliendo un tema, chi utilizza sequenze “preconfezionate” stabilite dallo stile, chi è così connesso al tutto che realizza la pratica in base all’energia che emanano gli allievi presenti canalizzando insegnamenti che arrivano da memorie ataviche (questi sono rarissimi ed è rarissimo incontrarli nella vita).
Tutti in ogni caso si è in cammino e trasformazione.
Credo sia un processo naturale che ci si trova a percorrere praticando lo yoga con costanza, a piccoli passi ma solidi, sopra e fuori dal tappetino.
Guardando indietro ai miei primi approcci nell’ insegnamento mi rivedo con tenerezza e anche un po di vergogna. Ma non ho cancellato nulla. Deve restare assolutamente visibile come testimonianza di un cambiamento.
Nel tempo l’esperienza sulla pratica mi ha senz’altro cambiata (chi pratica con me da tempo lo potrà di certo testimoniare), ha fatto si che trovassi maggiore chiarezza e che riconoscessi errori che fino a quel momento non avevo avuto la maturità di considerare.
Naturalmente considero il mio approccio ancora modificabile, tutto è in continuo arricchimento, ma quando ho finalmente trovato quella “pratica” organizzata e semplice” a cui ho dato il nome “LO YOGA NELLE STAGIONI” https://www.yogaharem.it/#di-cosa-si-tratta, tutto ha preso chiarezza in una forma armonica, mescolando conoscenza, studio, esperienza, pratica e non per ultima…intuizione.
Quest’ ultima è ciò che mi spinge a non fermarmi a ciò che imparo o mi viene insegnato, prendendolo come “oro colato”.
L’ intuizione, quella saggezza innata che è in tutti noi, è una delle caratteristiche che mi sento di sollecitare a sviluppare e risvegliare.
“Nessuno meglio di te sa cosa è meglio per te”.
Tuttavia non tutti, anzi quasi nessuno all’inizio, abbiamo quella consapevolezza e percezione del corpo che ci porta a fare quei movimenti, quella respirazione, meditazione o altro, che ci guida ad uno stato di benessere. E anche la pratica fatta con la migliore delle intenzioni può risultare dannosa.
Per questo è necessario lo studio, a capire come siamo fatti anatomicamente, come funziona la nostra mente e come quella pratica specifica agisce a livello energetico. Insomma un lavorone!
A questo sono utili gli incontri yoga in presenza con un’insegnante e un gruppo. Sostanzialmente perché tu possa “domandare”.
Sii curiosa! Perché lo yoga è una meravigliosa opportunità per conoscere meglio sé stessi in relazione all’ ambiente in cui viviamo.
Ti invito anche a dubitare di ciò che ti viene detto e di cercare il confronto con la tua insegnante e con gli altri praticanti del gruppo. Possono nascere interessanti conversazioni.
Questo non potrà mai essere sostituito da video presi a sensazione qua e là sul web, la relazione individuale tra insegnanti e praticanti è fondamentale per arricchire la tua esperienza e affinare la conoscenza.
Io portavo con me sempre un quadernetto a lezione (tutt’ ora quando mi reco a qualche seminario) sul quale appuntavo qua e là nomi e pratiche varie. Molto spesso restava chiuso perché un approccio troppo didattico non mi avrebbe permesso di immergermi totalmente all’ esperienza, ma a volte ritornavo con la mente alla pratica e domandavo alla mia maestra nei giorni successivi.
Questo è un suggerimento che mi sento di dare sulla mia esperienza personale, affinché ogni praticante possa nel suo piccolo adattare la pratica yoga cucita su di sé per quelle caratteristiche fisiche o per quella condizione psico-fisica-spirituale di quel momento della vita.
Il mio approccio all’ insegnamento e apprendimento personale potrebbe riassumersi in…
Esplorati, conosciti meglio, approfondisci perché una cosa fa bene in un momento e in altro è meglio evitarla, creati degli schemi semplici (poche cose e adatte), ripetili con ordine e perseveranza, mantieni sempre uno spazio di ascolto…quello dell’ intuizione innata, che permette alla conoscenza di non diventare uno schema rigido e dettato.
Può sembrare troppo…ma alla base c’è il “resta semplice”. Lo so…non è sempre semplice.
Nelle nostre classi yoga a fine settimana ho l’abitudine di riassumere nella “valigia yoga” dei praticanti, da uno a tre passaggi che abbiamo sperimentato, perché possano essere ripetute o estratte dalla valigia ad un certo punto del loro viaggio.
Mi capita di riaprire i miei primi quaderni ancora oggi, sono quelli che preferisco, mi riportano all’ esperienza vissuta in quel momento, sono molto diversi da quelli scritti durante i corsi teorici o dai riassunti dei testi di studio, che seppur altrettanto utili non mi trasmettono quella magia della semplicità e dell’ esperienza.
“Non voglio insegnare nulla perché non so niente…il mio è solo un tentativo di mettere le allieve nella condizione di imparare, diventando maestre di sé stesse.”
In questo articolo ho voluto condividere qualche pensiero fatto in una giornata piovosa, che mi auguro possa essere uno spunto di riflessione per i tuoi futuri approcci alla pratica yoga.
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