L’INSEGNANTE YOGA HA ANCORA BISOGNO DI PRATICARE CON UN MAESTRO?

LO YOGA NELLE STAGIONI

” Ma tu non hai più bisogno di praticare yoga con una maestra…ormai non ti serve più…”, durante una conversazione con una mia allieva.
“Ahahahah come no?!” È stata la mia risposta immediata insieme a una bella risata.

L’ ultimo corso intensivo a cui ho partecipato è stato lo scorso agosto, ancora oggi lo sto mettendo in pratica ed elaborando, ancora oggi riascolto le registrazioni e rileggo i miei appunti trovando qualcosa che mi era sfuggito, forse per stanchezza, distrazione o perché a volte tante nozioni insieme sono tante da assimilare.

Metto in pratica, metabolizzo l’esperienza e le informazioni per almeno tre mesi prima di condividerle alle classi settimanali o durante i nostri seminari.

Ogni volta mi rendo conto di…non sapere ancora niente.
Non potrà bastarmi questa vita.
Ho necessità di sentire questo processo di rivelazione con lentezza per assorbirlo in profondità, per vivere una trasformazione autentica e duratura.

In una visione più ampia i maestri non sono solo quelli in carne ed ossa, ma anche coloro che nei secoli ci hanno tramandato preziosi insegnamenti vedici attraverso i testi antichi, pertanto anche quando studi e metti in pratica un testo stai imparando da un maestro. Ringrazia, perché tutto ciò che sai (o pensi di sapere) nasce da una conoscenza millenaria illuminante, e grazie a questo puoi intraprendere la via dell’ autoesplorazione alla ricerca di un qualcosa che è già parte di te.

“Rimanere allievo è il segreto di ogni maestro”, non è solo una frase di impatto da postare nei social per fare filosofia, ma un’ attitudine di apertura alla vita fatta di forza, flessibilità mentale, disciplina, fede e di un aggettivo che non vorrei mai menzionare perché trovo assolutamente superfluo e scontato…di umiltà.
“L’ umile non sa di esserlo, dunque non parla di umiltà.”

Lo yoga è una materia così vasta quanto lo è la vita, con le sue certezze, i suoi misteri e di cui fanno parte altre numerosissime materie: l’anatomia, la fisiologia, la consapevolezza del respiro, gli aspetti filosofici, simbolici, strumentali…come funzioniamo in relazione all’ ambiente in cui siamo immersi e molto altro.
Un antichissimo e articolato sistema di conoscenze nato da chi sapeva ascoltare e ascoltarsi…forse per ricordarlo a chi ha dimenticato”.

Non so in quanto e in quanti si arriva alla vera conoscenza, ma di sicuro ognuno ha un proprio punto di partenza e un ritmo personale.
Mi rattrista leggere o ascoltare maestre di yoga che puntano il dito su nuovi stili o sulle giovani insegnanti che hanno scelto un orientamento più fitness che magari tralascia altri aspetti, seppur importanti ai fini di una visione ampia e rispettosa di questa disciplina.
Semplicemente attireranno a sé allieve pronte a ricevere quel tipo di insegnamento e non trovo nulla di sbagliato in questo. Non è per tutti trovarsi su un tappetino e intonare l’ AUM in apertura della prima lezione senza alcun disagio, non appartiene ad abitudini occidentali e potrebbe addirittura essere “troppo” per qualcuna.

Dunque le partenze possono essere molo diverse, procedendo il percorso si modifica e si comprende (non sempre e non è scontato) che c’è molto altro di uno stiracchiarsi, e come è importante saper scegliere in base alle esigenze personali e non a “ciò che ci si addice”.
Vale sempre la regola “fai ciò che ti fa sentire bene”, ma sappiamo davvero su cosa dovremmo orientarci? Ad esempio, preferisci uno stile di yoga più fisico e dinamico? Ok…ma forse per bilanciare il tuo temperamento attivo sarebbe più adatto un momento lento e meditativo, diversamente potresti senza saperlo aggravare una situazione già in bilico, in cambio di un benessere momentaneo, e forse neanche quello. Vale anche il contrario naturalmente.

Molti degli stili di yoga nati negli ultimi vent’anni sono un adattare la pratica al temperamento e alla visione occidentale, ma se questo può essere l’ aperitivo di un pasto che si scopre mano a mano più ricco e prelibato, allora perché precludere la possibilità a molte persone di servirsene?
Il palato si affina mangiando e imparando a scegliere portate di qualità sempre migliore.

Lo Yoga è Uno. È il modo di “cucinarlo”, gustarlo e assaporarlo che cambia.

Concludendo…
“Lo yoga è per tutti. Ma non tutti sono per lo yoga”. Non per tutti sarà interessante e non per tutti sarà “la via”, perché di certo non è l’ unica. Ma è quella che io ho conosco, che ho intrapreso e che mi sento di diffondere, facendo il meglio che posso nelle mie possibilità.

Col sorriso:-)
Paola  

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